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Notizie e Approfondimenti

Aumentare la produzione alimentare sostenibile, sia a terra che in mare, è una necessità e ci stiamo impegnando a fondo per fare la nostra parte.




La fermentazione degli alimenti è documentata fin dall’antichità. Questa tecnica è applicata a matrici di origine animale e vegetale per ottenere il prolungamento della conservazione delle derrate alimentari unitamente alla modifica delle caratteristiche nutrizionali e sensoriali.

L’elevata variabilità di combinazioni tra ingredienti e processi produttivi, ha dato vita ad una grande varietà di preparazioni, condimenti e bevande diffusi universalmente.

Suddividendo grossolanamente per categorie di alimenti, possiamo considerare come base di fermentazione i prodotti vegetali, il pesce ed i prodotti carnei.

La disponibilità di risorse è generalmente il fattore guida per la prevalenza di una o dell’altra origine nei prodotti tradizionali. Ad esempio, in luoghi come l’Africa, in cui sono più abbondanti cereali, legumi ed altri vegetali rispetto ai derivati di origine animale, avremo una consistente presenza di fermentati riconducibili a queste origini. Spostandoci verso l’Asia, in particolare in Giappone, si avranno prodotti fermentati tipici a base pesce e in Europa a base carne.

Esempi di prodotti fermentati di uso comune nel nostro Paese, per la categoria di origine animale sono: lo yogurt, alcune tipologie di formaggio, il salame. Per i prodotti vegetali citiamo: il pane prodotto con lievito madre, le olive da tavola, il vino e la birra. Anche il cacao e il caffè, seppur non originari dell’Unione Europea, appartengono al gruppo.

Valuteremo in questa sede la combinazione di prodotti ottenibile partendo da una origine vegetale e utilizzando, tra le diverse tipologie di fermentazione esistenti, quella lattica. A titolo di esempio, fanno parte di questo gruppo i crauti ottenuti per lattofermentazione del cavolo cappuccio.

Innanzitutto chiariamo cosa si intende per fermentazione e in particolare, per fermentazione latttica. La fermentazione è un processo metabolico che avviene in assenza di ossigeno, nel nostro caso sono implicati specifici batteri, i batteri lattici.

La tecnica che si intende descrivere prevede lo sviluppo guidato di questi batteri, naturalmente presenti sulla superficie dei prodotti vegetali, generalmente senza ricorrere all’inoculo (ovvero senza l’aggiunta di popolazioni microbiche note per la loro capacità fermentativa del substrato da trattare o per la loro azione desiderata su altri fattori caratterizzanti l’alimento).

È da considerare che su ogni ingrediente, oltre ai batteri lattici, sono presenti altri microrganismi in grado di operare differenti processi metabolici. Il risultato della loro presenza può tradursi in esiti indesiderati, a volte potenzialmente pericolosi per la sicurezza alimentare.

Per fare in modo che si sviluppino solo le popolazioni microbiche desiderate, si agisce creando le condizioni di crescita che li favoriscono in modo selettivo. Ciò è ottenuto principalmente attraverso una ben determinata concentrazione di sale, la condizione di assenza di ossigeno (anaerobiosi) ed il controllo di tempo e temperatura di fermentazione prima e di conservazione poi.

Si evitano così la presenza di microrganismi di tipo patogeno, ovvero dannosi per la salute dell’uomo e la produzione di composti tossici in grado di causare vari effetti avversi (ipotensione, mal di testa, palpitazioni, nausea, vomito, diarrea, rash, orticaria, edema, ecc.).

La selezione ben attuata lascia nei prodotti finiti una popolazione microbica e un insieme di sostanze con dimostrati effetti benefici sull’organismo umano. Seppur tali effetti non siano da intendersi come sostitutivi delle pratiche mediche per la prevenzione e per la cura di patologie, il supporto fornito tramite questi alimenti risulta sicuramente interessante.

Relativamente alla popolazione microbica assunta alimentandosi coi prodotti lattofermentati, essa interagisce favorevolmente con la popolazione residente nell’intestino umano (microbiota intestinale). Tale popolazione ha una composizione eterogenea e variabile in funzione di numerosi fattori, ma è indubbio che un suo equilibrio sia implicato nel generale buono stato di salute di ogni individuo e nella sua capacità di reagire in modo ottimale agli attacchi esterni. È in studio, ad esemio, l’effetto protettivo di tale stato di equilibrio nei confronti dei sintomi del cosiddetto “long covid”.

A livello di produzione alimentare, è da considerare attentamente la presenza di questa popolazione microbica viva. Dal punto di vista logistico, ad esempio, essa porta con sè la necessità di porre determinate attenzioni che diminuiscono la capacità di distribuzione rispetto a quella degli alimenti privi di microrganismi vitali.

Dal punto di vista commerciale, in particolare di presentazione del prodotto, ricordiamo che l’utilizzo del termine “probiotico” si riferisce alla presenza di microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite (definizione FAO e OMS). Il lattofermentato contiene batteri vivi e attivi, ma non necessariamente di tipo probiotico. Per vantare questa caratteristica, l’operatore del settore alimentare deve comprovare la loro presenza, eventualmente avvalendosi di determinati accorgimenti per garantirla.

In conclusione, la produzione di alimenti vegetali lattofermentati rappresenta una risorsa sempre attuale per il settore alimentare, seppur con le necessarie attenzioni e l’opportuna modulazione dei fattori che possono rappresentare dei limiti per la vendita e per la presentazione del prodotto finito.

 
 
 
  • Immagine del redattore: Daniela Mendolia
    Daniela Mendolia
  • 1 mar 2023
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 13 set 2023

La tecnica di cottura sous vide (“sotto vuoto” in francese) consiste nell’effettuare la cottura di pietanze e di intermedi di lavorazione opportunamente confezionati in sottovuoto, attraverso un trattamento termico ottimizzato. Il prodotto cotto confezionato è poi raffreddato e conservato refrigerato.

Sono così esaltate le caratteristiche sensoriali, è migliorata la resa ed è limitato il danno alle componenti nutrizionali sensibili garantendo tuttavia la sicurezza alimentare.

Introduciamo qui la conservazione, rimandando ad altra sede ulteriori aspetti come i suggerimenti per migliorare l’efficacia artistica ed estetica della ricettazione.

La conservabilità degli alimenti è regolata da requisiti di sicurezza alimentare e di qualità.

Questi fattori non sono solo di tipo microbiologico, basti pensare ai criteri di tipo chimico es. alterazione dei lipidi e di tipo enzimatico es. rammollimento dei vegetali dovuto alla pectinasi.


La definizione del tempo di vita risulta dell’esame di ogni fattore, per il singolo alimento ed il suo intero processo produttivo (ingredienti, materiali di confezionamento, fasi produttive, ecc.).

Prendiamo in esame come esempio i parametri microbiologici. L’alimento deve rispettare noti limiti di accettabilità ed è il trattamento termico, tra tutte le fasi, quella in eccellenza per ottenere tale scopo.

La sua efficacia dipende da più fattori tra i quali: composizione dell’alimento, pH, aw, prestazioni delle attrezzature, tipo ed entità della popolazione microbica, differente resistenza di ogni microrganismo, ecc.

Inoltre questi trattamenti termici hanno di per sè una limitata capacità abbattente. Tutto ciò influenza il tempo di conservazione espandendolo o riducendolo.

Risulta evidente come il tempo di conservazione possa essere solo suggerito dai documenti di riferimento disponibili, esso dovrà essere definito attraverso una analisi dedicata (validazione). Così facendo sarà assicurato non solo l’aspetto sensoriale, ma anche la sicurezza alimentare.


  • Immagine del redattore: Daniela Mendolia
    Daniela Mendolia
  • 14 gen 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 13 set 2023


La carne sintetica, conosciuta anche come “carne coltivata”, ha ottenuto per la prima volta il via libera negli Stati Uniti. La decisione della Food and Drug Administration (Fda), l'ente del governo statunitense che regola i prodotti alimentari e i farmaci, fa sì che presto un'azienda chiamata Upside Foods sarà in grado di vendere pollo prodotto a partire da vere cellule animali, coltivate all'interno di bioreattori, senza quindi che sia necessario macellare animali vivi.


Da tempo negli Stati Uniti l'approvazione da parte della Fda era vista come il prossimo fondamentale traguardo per l'industria della carne sintetica. Negli ultimi anni le startup del settore hanno costruito impianti di produzione su piccola scala e raccolto miliardi di dollari in finanziamenti di venture capital, senza però riuscire a vendere i loro prodotti al pubblico. Finora, le poche persone invitate ad assaggiare la carne sintetica hanno dovuto firmare una liberatoria in cui dichiaravano di essere a conoscenza del fatto che i prodotti erano ancora sperimentali.


Nel paese ora mancano solo due passaggi normativi minori prima che la carne coltivata possa essere resa disponibile al pubblico. Gli impianti di produzione di Upside Foods sono tenuti a superare un'ispezione da parte del dipartimento dell'Agricoltura (Usda) e prima di poter entrare nel mercato statunitense gli alimenti dell'azienda dovranno ricevere un'etichetta che attesti l'avvenuta ispezione. È probabile che queste due fasi vengano completate molto più rapidamente rispetto al lungo processo di consultazione che ha portato all'approvazione dell'Fda.

Al momento le diverse startup nel settore si stanno concentrando su una serie di carni sintetiche diverse, tra cui manzo, pollo, salmone e tonno. Anche se l'autorizzazione dell'Fda riguarda solo Upside Foods e il pollo sintetico dell'azienda, è probabile che presto arriveranno altri via libera. L'ente statunitense ha approvato i prodotti dell'azienda attraverso un processo chiamato Generally recognized as safe (Gras, “generalmente riconosciuti come sicuri”), attraverso il quale le aziende di prodotti alimentari comunicano all'Fda i dettagli del loro processo produttivo; una volta che è convinta che il processo in questione sia sicuro, l'Fda trasmette una lettera in cui dichiara di non avere "ulteriori domande".


La decisione dell'Fda significa che i prodotti a base di carne sintetica potrebbero presto essere disponibili per il pubblico americano, anche se probabilmente sarà possibile provarli solo in un numero molto ristretto di ristoranti esclusivi. Lo chef stellato Dominique Crenn ha già annunciato che servirà il pollo coltivato di Upside Foods nel suo ristorante Atelier Crenn di San Francisco.

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